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eSport: cosa ne sappiamo realmente?


eSport Consulenti dello Sport - Emanuela De Leo


A cura dell'Avvocato Emanuela Mirella De Leo, Aci Sport - Componente Commissione Nazionale Esport. Cultrice della materia presso Unisalento. Membro Unità di Ricerca Unisalento "Sport &Law'. Avvocato diritto sportivo c/o Consulenti dello Sport e terzo settore Referente eSport OINP e Formatrice Olimpica CONI.

 

È notizia di questi giorni che il CIO sarebbe impegnato in colloqui col Comitato Olimpico Giapponese per proporre l’organizzazione degli Olympic Esports Games in terra nipponica, come già anticipato dal presidente del CIO, Thomas Bach, lo scorso ottobre, durante il 141° congresso del CIO tenutosi a Mumbai che, quasi  “a sorpresa” ha annunciato la creazione di una nuova commissione interna dedicata agli Esports, con l’obiettivo di realizzare un evento simile ai Giochi Olimpici.

 

In realtà, l’interesse del CIO per gli Esport parte dal lontano 2017 quando, nel Summit di Ginevra, con uno storico comunicato venne dichiarato al mondo che "Competitive "eSports" could be considered as a sporting activity”.

 

Da qui si sono susseguiti una serie di iniziative/eventi come le Virtual Series del 2021 tenutesi proprio a Tokio e l’Olympic eSports Week del giugno scorso a Singapore, fino ad arrivare ad oggi e alla notizia di apertura.

 

Tutto chiaro quindi? Non proprio.

Sin dall’inizio il CIO ha riconosciuto la difficoltà legata alla regolamentazione del mondo degli eSport e per questo ha posto delle distinzioni tra le varie tipologie di eSport sostenendo che "per essere riconosciuto dal CIO come sport, “il contenuto di eSport non deve violare i valori olimpici" e ancora "ulteriore requisito per il riconoscimento da parte del CIO deve essere l'esistenza di un organismo che garantisca il rispetto delle norme e dei regolamenti del Movimento Olimpico (antidoping, scommesse, manipolazione, ecc.)".

 

Queste distinzioni, tuttavia, lasciano fuori dall’ordinamento sportivo internazionale gran parte dei videogiochi competitivi ( come gli “sparatutto” per dirne uno) che non rispecchiano le condizioni poste dal CIO ma che, ahimè, rappresentano la “fetta” più ampia e remunerativa dell’ecosistema eSport.

 

E infatti, sempre il presidente Bach nel summit di Mumbai, ha sottolineato come in tutto il mondo siano stimati circa 3 miliardi di persone che praticano attività videoludiche, di cui 500 milioni manifestano un interesse specifico per gli eSport. Peccato che però a molti di questi eSport l’abito della Carta Olimpica stia un po’ stretta.

 

Sarà quindi interessante comprendere come e se la Commissione istituita intenderà conciliare “sacro e profano” nell’interesse dello sport ma soprattutto dei praticanti.


Perché di questo poi si tratta (o dovrebbe trattarsi): tutelare i praticanti che sono prevalentemente giovani e giovanissimi anche nel rispetto degli interessi economici presenti in questo mondo.


E la necessità di mettere ordine  nel gaming e negli eSports (anche le terminologie sono fuorvianti!) è impellente perché, a fronte di una legislazione globale variegata e sostanzialmente inesistente, lo sviluppo del marketing e del business legato a questa realtà è, come al solito, dieci passi avanti.


Basta guardare un’altra notizia degli ultimi mesi per comprendere l’entità e le criticità del settore: l’Arabia Saudita organizzerà la Esports World Cup 2024 a Riyadh.

 

L’intento dei sauditi è chiaro e dichiarato ossia diventare il centro mondiale del gaming e dell’eSport con un piano finanziario specifico che dovrebbe entro il 2030 sostituire in parte l’attività economica basata sul petrolio e che prevede l’acquisizione di publisher di videogiochi, di quote di minoranza nelle principale società produttrici di videogiochi nonché di piattaforme on line organizzatrici dei principali eventi esportivi mondiali (obiettivi peraltro già realizzati in parte).

 

Il quadro è sufficientemente chiaro.


L’auspicio è che questo ecosistema con grandi potenzialità sotto il punto di vista non solo economico ma anche sociale, culturale e occupazionale - come non ha mancato di recente di sottolineare il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa - trovi la sua espressione in una legislazione globale e non “di emergenza”, capace di regolamentarlo armonicamente ed eticamente e tutelandolo da pericolose speculazioni e derive esclusivamente economiche.

 

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