Gli adempimenti in capo alle associazioni, siano esse sportive o meno, sono aumentati negli ultimi anni in maniera esponenziale e all’appartenenza le norme relative al mondo sportivo e a quello del terzo settore sono sempre più stringenti.
Adempimenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, adempimenti antiriciclaggio, adempimenti legati alla normativa sulla privacy ne sono solo degli esempi.
Gli adempimenti sono necessari per una gestione ottimale dell’intero sistema paese ma bisognerebbe domandarsi, pacatamente, se sia un bene continuare a considerare le grandi realtà associative al pari delle piccole realtà associative.
Analizzando il panorama associativo, frequentandolo e conoscendolo, chiunque può essere colpito dall’esistenza di realtà profondamente differenti fra loro: accanto alle grandi fondazioni vi sono piccole e spesso piccolissime realtà che non hanno né la struttura né l’efficienza economica per supportare adempimenti come le prime.
Durante un recentissimo convegno, un eccellente oratore operante in un ufficio pubblico ha avuto modo di esprimere al riguardo il suo punto di vista: “Vorrei”, ha dichiarato, ”che vi fosse l’obbligo di legge per tutte le realtà associative di munirsi di personalità giuridica in modo da mantenere un alto livello di trasparenza ed efficacia, permettendo a noi operatori del diritto di essere certi di potere elargire fondi senza problemi, perché noi elargiamo fondi ogni giorno”.
Bellissime parole, ma sorridevo ascoltandole, pensando alle piccole, piccolissime realtà che costellano il nostro paese da nord a sud e che si occupano spesso di periferie, di luoghi disagiati, di luoghi difficili anche da raggiungere. Sono tutte composte da persone perbene, che impiegano il loro tempo e la loro professionalità per il tessuto sociale che li circonda.
Come possiamo anche solo ipotizzare o avere l’ardire di chiedere loro di munirsi di:
personalità giuridica, dimostrando la sussistenza di un patrimonio pari a 10.000 euro, a cui si aggiungono i costi per l’atto notarile e la perizia di un tecnico, per un totale aggiuntivo che si aggira intorno ai 3500/4500 euro;
adempimenti per l’antiriciclaggio
adempimenti sulla sicurezza
adempimenti sulla privacy
... oltre agli ordinari adempimenti in tema fiscale e di lavoro.
Nessuno discute sulla importanza di tali adempimenti, ma un dubbio sorge: siamo sicuri che, per la piccola realtà di provincia e la grande realtà nazionale, gli adempimenti e gli obblighi debbano essere, come adesso accade, gli stessi?
C’è qualcosa che sta andando in corto circuito nel mondo associativo, esattamente come un tempo andò in conto circuito il sistema di distribuzione commerciale; anni fa i nostri paesi di provincia (non parlo di metropoli come Milano o Roma ma di piccoli paesotti lenti e placidi di cui è costellata la nostra nazione) avevano piccoli negozi in cui si poteva andare a fare la spesa senza allontanarsi.
Poi ci hanno raccontato che costavano troppo, che non rispettavano le normative, che era più furbo e più intelligente andare a fare la spesa nei grandi centri commerciali che, almeno a me, ricordano gironi danteschi infernali. Nei grossi centri si compra meglio, si spende meno, si è più cool, ci si “passa la domenica”.
Questa operazione ha, di fatto, estinto moltissimi piccoli commercianti che si sono arresi.
Tornando al discorso che ho sentito al convengo, mentre lo ascoltavo pensavo: “abbiamo imboccato la china verso la distruzione delle piccole e piccolissime realtà associative di provincia. O torniamo indietro e differenziamo gli obblighi fra grandi e piccole realtà, o finirà che nei nostri paesi, esattamente come sono scomparsi i piccoli negozi, scompariranno presto anche volontari e associazioni locali”:
“Obbligherei per legge a imporre a tutti l’acquisizione della personalità giuridica“, tuonava l’oratore sicuro di se. Quando è giunto il mio turno di prendere la parola gli ho chiesto “...e nelle piccole valli qui intorno ci va poi Lei a proporre lo sport ai ragazzi e ad aiutare gli anziani?”
La risposta? Il silenzio.
Lui, uomo che vive in una grande città, non ha pensato che l’Italia non è solo Roma o Milano, ma è un insieme di piccole realtà e, dopo un po' mi ha detto: “Dottoressa non ci avevo pensato “.
Gli ho risposto “Lo so, il problema è che in pochi ci pensano”.
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