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Analizzare lo Sport


Sport CDS


Il fenomeno sportivo è da alcuni anni oggetto di analisi che ne evidenziano la complessità.

Banche, fondazioni, società di consulenza raccolgono dati interessanti e li presentano in maniera ragionata, raccordandoli e integrandoli così da renderli pubblici e comprensibili.

 

Il fine ultimo non è solo conoscitivo, ma soprattutto guidare Istituzioni, sportive e non, verso interventi e riforme coerenti ed efficaci.


L’analisi dello sport richiede da tempo un approccio intersettoriale che lo tratti come un fenomeno integrato nel più ampio contesto produttivo e imprenditoriale.

 

Come detto non è solo questione di dati, comunque importanti perché spesso noti solo agli addetti ai lavori, ma l’utilità di questi studi sta nel tessere e disegnare un quadro ampio ma unitario e sottoporlo a uditori non sempre attenti a questo fenomeno o, almeno, che non ne hanno presente la reale dimensione.

 

La matrice “economica” di queste analisi ne caratterizza i risultati.


Tale caratterizzazione “economica” delle indagini è positiva in quanto spinge gli operatori sportivi - abituati a misurare le prestazioni sportive di prestigio e i risultati di eccellenza nelle più recenti competizioni o al limite il dato numerico dei partecipanti a una manifestazione o degli spettatori di un evento sportivo – ad adottare metodi di analisi e di misurazione nel tempo degli standard acquisiti e degli obiettivi da perseguire.

 

Acquisito questo metodo, occorre fare un altro passo avanti indicando un approccio ulteriore da integrare nelle prossime analisi e ricerche essendo maturo il tempo per avviare una più compiuta rappresentazione della “dimensione umana qualitativa" della dimensione sportiva.


Il riferimento qui non è ai “valori” dello sport quali l’inclusione, la solidarietà, la capacità di consolidare una comunità ... né ai caratteri della performance sportiva funzionale rispetto alla salute e al benessere psico-fisico … né all’aspetto umano dei tecnici e degli istruttori che ci accompagnano nella scelta e nella progressione della pratica sportiva quotidiana. Questi sono tutti aspetti importantissimi ma già ampiamente affrontati.

 

Il riferimento è, invece, alla dimensione qualitativa della “infrastruttura umana” di necessario supporto al movimento sportivo.


Le future analisi dovrebbero guardare anche ad altri aspetti quali ad esempio:


  • Quali professionalità e quali competenze sono indispensabili per promuovere e sviluppare lo sport?

  • Quale tipo di formazione manageriale è necessaria?

  • Evidenziati i fabbisogni formativi, come sviluppare le risorse umane che sono già da tempo dedicate alla gestione dello sport?

  • Come valorizzare le eccellenze esistenti, magari riorganizzandole e mettendole “in rete"?

  • Quale quadro normativo e regolamentare è realmente idoneo allo sviluppo dello sport? Senza essere guidati solo ed esclusivamente dalla necessità di garantire diritti ai lavoratori sportivi pur senza gravare troppo i sodalizi.

  • Acquisito che lo sport è un fenomeno sempre più complesso, che si intreccia con altri comparti produttivi, le persone chiamate a gestire un fenomeno così articolato possono agire e comportarsi come in passato? Possono far ricorso alle medesime competenze che sono state messe in campo in questi decenni?

 

Oppure le risorse professionali e umane presenti devono essere formate e riqualificate? E magari gli ambienti di lavoro e le Istituzioni sportive devono essere contaminati da altre culture produttive e professionali non necessariamente cresciute nei campi e in pista?

Per altro verso, analisi riferite ad altri settori produttivi contengono già ricerche che si concentrano anche sulle dinamiche per la creazione delle regole: sul Dialogo istituzionale e sul Dialogo sociale, nonché su rappresentanza e rappresentatività ai fini di un proficuo rapporto tra le Parti sociali.

 

Perché l’esigenza di un quadro normativo chiaro e coerente, preteso da tutti gli operatori alle prese con una riforma necessaria ma che ha lasciato molti sconcertati - si realizza anche e soprattutto attraverso un adeguato riparto delle competenze tra le Istituzioni; e pure a tal fine le stesse Parti sociali possono svolgere un ruolo importante.

 

Se si vogliono sviluppare anche questi aspetti nelle prossime analisi pubbliche, sono numerosi i soggetti che possono portare un contributo, utile anche se si tratta di Enti “non sportivi” in senso tradizionale: Università e centri di formazione manageriale (anche quelli meritoriamente gestiti dalle Istituzioni sportive), Agenzie per il lavoro, professionisti di varia estrazione sensibili alla gestione e allo sviluppo delle risorse umane, Parti sociali che stanno gestendo i "primi" negoziati collettivi ... tutti insieme potrebbero offrire un valido supporto di analisi prima e di contributo fattivo poi facendo rete nell’orientare la formazione di addetti, funzionari, professionisti, dirigenti e consulenti capaci di gestire quella complessità che, ormai è chiaro a tutti, attraversa il fenomeno sportivo.

 

Tra i tanti enti validi e autorevoli, il Master Sapienza in Diritto e Sport ha deciso di lanciare il sasso nel confrontarsi con operatori e Istituzioni di varia estrazione e aspetta tutti al CNEL e in Sapienza il 16 e 17 per il seminario pubblico di avvio del Master dedicato a uno degli aspetti sopra citati ossia CCNL e Sport.



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