Il nuovo Modello Sportivo Europeo
- Redazione

- 15 ott
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Il nuovo Modello Sportivo Europeo: diritto, solidarietà e tutela dell’atleta nella risoluzione del Parlamento UE del 7 ottobre 2025
A cura di Carlotta Toschi, avvocata del Foro di Bologna
Con la risoluzione del 7 ottobre 2025, il Parlamento Europeo ha adottato un documento di
straordinaria rilevanza politica e giuridica sul futuro dello sport europeo.
Il testo, intitolato “Ruolo delle politiche dell’UE nella definizione del Modello Sportivo Europeo”, definisce lo sport come bene pubblico dell’Unione, fondato su valori comuni di solidarietà, sostenibilità, integrità e inclusione.
Pur non avendo valore normativo vincolante, la risoluzione assume un peso interpretativo decisivo: essa delinea la visione dell’Unione sul rapporto tra autonomia sportiva e diritto europeo, collocandosi nel solco della più recente giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE in materia di sport (C-333/21 European Superleague Company c. FIFA e UEFA, C-124/21 P ISU c. Commissione, C-680/21 Royal Antwerp).
Il Parlamento riafferma che lo sport, pur godendo di una propria specificità, deve conformarsi ai principi generali del diritto dell’Unione: concorrenza leale, trasparenza, tutela dei diritti fondamentali e promozione dell’interesse collettivo.
La risoluzione si articola in tre grandi sezioni, che riflettono le dimensioni sociale, economica e giuridica dello sport.
a) Sport e società
Il Parlamento riconosce il valore sociale dello sport come strumento di inclusione, salute e coesione comunitaria. Viene ribadito che l’attività sportiva, dall’infanzia alla terza età, rappresenta un diritto di cittadinanza attiva e una forma di prevenzione contro l’isolamento sociale, la violenza e la radicalizzazione giovanile. Particolare enfasi è posta sul ruolo dei volontari e delle associazioni di base, pilastri del modello europeo. Si chiede alla Commissione di elaborare linee guida comuni per attrarre, formare e trattenere volontari nello sport, riconoscendo il loro contributo come valore civile e non solo operativo.
Il Parlamento richiama la necessità di includere pienamente le persone con disabilità nei processi decisionali e nelle attività sportive, valorizzando la dimensione paritetica dello sport paralimpico.
b) Solidarietà e integrità
La seconda parte del documento affronta la dimensione economica e di governance dello sport europeo, riaffermando il principio che la solidarietà finanziaria deve collegare lo sport professionistico a quello di base. In tale prospettiva, il Parlamento invita la Commissione a mappare i meccanismi di redistribuzione economica tra leghe, club e discipline, promuovendo modelli di finanziamento equi e sostenibili.
L’attenzione si estende anche alla lotta alla corruzione, alla manipolazione delle competizioni (match-fixing) e alla pirateria online dei contenuti sportivi, che erode le entrate e mina la fiducia dei cittadini. Si propone una legislazione europea mirata, basata su cooperazione digitale, obblighi di Know Your Business Customer e tutela dei consumatori.
Rilevante è pure la prospettiva ambientale: lo sport è chiamato a essere sostenibile, con infrastrutture a basso impatto e pratiche ecocompatibili nella gestione degli eventi e degli impianti.
c) Governance e diritti degli atleti
La terza sezione rappresenta il cuore giuridico della risoluzione. Il Parlamento sottolinea che l’autonomia delle federazioni sportive è condizionata alla buona governance, alla trasparenza decisionale e al rispetto dei principi dell’Unione. Viene sollecitata l’introduzione di standard minimi europei di governance, con la partecipazione effettiva di atleti, tifosi e rappresentanti dei lavoratori sportivi ai processi decisionali.
Particolarmente innovativa è la parte dedicata ai diritti sociali e lavorativi degli atleti. Il Parlamento chiede il riconoscimento esplicito del diritto alla contrattazione collettiva, alla libertà sindacale, a condizioni di lavoro dignitose, alla tutela della salute e alla protezione in caso di maternità e gravidanza. Il documento affronta, seppur indirettamente, uno dei dibattiti più delicati del diritto sportivo europeo: il rapporto tra autonomia dell’ordinamento sportivo e primato del diritto dell’UE.
Dopo le pronunce della Corte di giustizia sul caso Superlega, è chiaro che le federazioni sportive non possono invocare la propria autonomia per sottrarsi ai principi della concorrenza o per istituire monopoli di fatto.
Il Parlamento, tuttavia, non abbandona la specificità dello sport: riconosce che non esiste un modello unico valido per tutte le discipline, ma riafferma la necessità di un sistema “verticale”, basato sul merito sportivo, con promozioni e retrocessioni legate ai risultati nazionali, in contrapposizione a modelli chiusi o elitari.
Si delinea così un equilibrio sottile tra libertà economiche, diritto a la concorrenza e identità sportiva europea: lo sport rimane autonomo, ma non sovrano. Nel punto 47, il Parlamento invita la Commissione a presentare una strategia a lungo termine sullo sport e sull’attività fisica, che potrebbe preludere a una futura direttiva quadro o a un piano d’azione vincolante per il periodo 2028–2034.
Si auspica un approccio integrato che coniughi diritto, salute, educazione e coesione sociale, rafforzando il ruolo dello sport come fattore di cittadinanza europea.
Il Parlamento, infine, ribadisce che la promozione e la retrocessione nei campionati nazionali devono restare i soli criteri per l’accesso alle competizioni europee, riaffermando il principio meritocratico come architrave del modello sportivo europeo.
Uno dei profili più innovativi della risoluzione del 7 ottobre 2025 è rappresentato dal riconoscimento della tutela integrata delle persone vulnerabili nello sport, in particolare dei minori, delle donne e delle persone con disabilità. Pur senza utilizzare il termine anglosassone safeguarding, il Parlamento Europeo colloca questa esigenza al centro del nuovo Modello Sportivo Europeo, sottolineando la necessità di ambienti sportivi sicuri, accessibili e privi di violenza, discriminazione e abusi (punti 4, 5 e 9 della risoluzione).
Il documento invita tutte le istituzioni europee, gli Stati membri e le organizzazioni sportive a:
prevenire ogni forma di abuso fisico, psicologico, sessuale o economico nei confronti di atleti e praticanti;
assicurare la formazione obbligatoria degli allenatori e dei dirigenti sportivi sui temi della prevenzione e della gestione dei casi di abuso;
includere la partecipazione delle persone con disabilità e dei minori nei processi di governance e decisionali sportivi;
creare meccanismi indipendenti di segnalazione, protezione e supporto alle vittime.
La risoluzione riconosce che lo sport, oltre a essere un diritto sociale, può divenire anche luogo di vulnerabilità se non presidiato da adeguati strumenti di protezione.
Il Parlamento, pertanto, incoraggia la Commissione a elaborare — in collaborazione con gli Stati membri e le federazioni — linee guida europee sul safeguarding sportivo, che definiscano standard minimi di sicurezza, procedure di segnalazione e obblighi di trasparenza.
Dal punto di vista giuridico, questo orientamento si collega direttamente al principio sancito all’art. 165 TFUE, secondo cui l’Unione contribuisce a promuovere la dimensione europea dello sport, tutelando la salute e l’integrità fisica e morale dei praticanti, e si armonizza con la Carta europea dello sport riveduta (2021) e con la Convenzione di Macolin sulla manipolazione delle competizioni, che già riconoscono la necessità di proteggere i soggetti più esposti ai rischi del sistema sportivo.
In chiave nazionale, il principio di safeguarding sollecita un’evoluzione anche nei modelli di responsabilità delle società e delle federazioni, chiamate a dotarsi di protocolli interni di protezione dei minori e delle atlete, nonché di figure referenti per la tutela, in linea con le raccomandazioni del CONI e delle Linee guida Sport e Salute del 2024.
Lo sport europeo del futuro, dunque, non si misura solo sulla performance o sul risultato, ma sulla capacità di garantire a ogni persona — atleta o praticante — il diritto fondamentale a praticare sport in un contesto sicuro, rispettoso e inclusivo.









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