A cura di @alessandra bulgheroni e @katia arrighi

INTRODUZIONE

Non di rado è capitato di sentire che non esistono contratti collettivi nazionali nello sport e l’unico contratto è quello dei “redditi diversi”.

Nulla di più falso, non da oggi, bensì da molto tempo: un tempo talmente remoto che noi due non avevamo ancora nessuna ruga in volto, giusto per rimarcare con un pizzico di sarcasmo quanto possa essere falsa una tale affermazione, con la quale si siamo più volte confrontate.

Oggi vi parliamo, nuovamente, dei contratti collettivi nello sport, e per lo sport.

A Roma esiste un ente che si chiama CNEL, che ha al proprio interno una banca dati (non più in libri conservati in stanze eleganti, ma ormai tutto digitalizzato e disponibile in visione a chiunque) contenente tutti i contratti collettivi nazionali presenti nel nostro paese (che sono veramente tanti, perché il fermento contrattuale è sempre stato molto forte).

Lasciando perdere edilizia, chimica, commercio e turismo, che hanno a volte ben più di un contratto tra cui poter scegliere, rendendo la vita di un consulente del lavoro avvincente, analizziamo quanti sono presenti ad oggi, agosto 2023, in tema di sport: nessuno? uno? pochi?

Di contratti collettivi che si occupano di sport ne abbiamo contati 15, che in matematica è ben più dello zero affermato da molti, con una anomalia: un c.c.n.l. identico, riportato 4 volte, con tabelle aggiornate al giugno 2023 (lo indicheremo in una tabella).

In questo articolo cercheremo di analizzare in maniera semplice e immediata quelle che sono le oggettive possibilità per inquadrare correttamente le persone che collaborano nel mondo sportivo, uscendo finalmente dall’assioma illogico ed errato perpetrato fino ad ora e. cioè ”se lavori nello sport l’unico modo che ho per inquadrarti è l’articolo 67 con i redditi diversi”.

Assioma che tanti danni ha fatto in passato ... e le sentenze della Cassazione lo dimostrano.

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